work in progress

A chi ama narrare storie capitano cose strane. Si centrano i pali della luce per esempio, camminando per strada, perché la mente se n’è partita alla ricerca di connessioni, magari solo perché si è vista una cosa, una persona, un’azione, e si vorrebbe ricamarci sopra una storia.

L’operazione utile è forse quella di non limitare questa voglia, quest’invasione di possibili storie, lasciando libero sfogo all’immaginazione.

L’arte è poi quella di scegliere e di focalizzare il proprio sguardo, magari partendo proprio dai dettagli, per arrivare alla storia che si vorrebbe raccontare più di altre, e raccontarla, scriverla, filmarla, sceneggiarla, o rinchiuderla per sempre in un radiodramma. Quasi sempre, bisogna scavare dentro le cose che si vedono per strada, andare in profondità. È lì che storie superficiali, che interesserebbero a pochi, diventano invece le nostre storie; storie che se non avessimo raccontato sarebbe stato un peccato davvero.

Sto lavorando su più fronti, perché credo che non esistano modi migliori di altri per raccontare delle storie. Esistono solo storie raccontate bene e altre in malo modo. Io ci provo, a raccontarle nel miglior modo possibile, qualsiasi esso sia. Indipendentemente dal format dunque, e anche se prediligo la forma scritta, il racconto e il romanzo più precisamente, i miei progetti trattano forme diverse del vasto mondo della narrazione.

Le idee invece quelle non aspettano, affiorano in continuazione… ma siccome non posso permettermi di svenire continuamente per strada, mi concederò il tempo di svilupparle, con calma, così… scrivendo un po’ ogni giorno, senza speranza e senza disperazione.